Pasqua è, da sempre, sinonimo di evasione.
Negli ultimi anni non ci è stato possibile farlo quindi quest’anno desideravamo dedicare la giornata di Pasqua alla conoscenza di qualcosa di nuovo.
I recenti avvenimenti ci hanno ricordato quanto sia bello esplorare il nostro territorio perché, troppo spesso, ha tesori che non abbiamo ancora scoperto.
Uno di questi era il villaggio operaio di Crespi d’Adda, patrimonio dell’Unesco e ancora oggi abitato dai discendenti degli antichi lavoratori.
Ne avevo sentito parlare fin dai tempi della scuola e più volte mi ero ripromessa di visitarlo, ma senza mai concretizzare.
Mi sono affidata a Crespi Cultura, organizzazione non-profit gestita da volontari che abitano nel villaggio, per la visita guidata. Volevo infatti che mia figlia potesse apprezzare l’esperienza e, sapendo che sono abituati a fare presentazioni anche alle classi delle scuole primarie, sentivo di poter andare sul sicuro.
La visita guidata si prenota comodamente online e la conferma di ricezione è veloce.
Il giorno prima della visita arriva un’email con tutte le indicazioni necessarie per raggiungere la sede dell’organizzazione, situata all’interno del villaggio.
Basta digitare: Piazzale Vittorio Veneto, 1 – Crespi d’Adda e il viaggio può cominciare.
La prima parte della visita si svolge all’interno della sede dell’organizzazione. Viene mostrato un video sulle origini del villaggio, sulle motivazioni che hanno spinto i Crespi a crearlo e su quanto l’avvento dell’industria abbia inevitabilmente cambiato le abitudini dell’uomo.
Al termine del video, inizia l’esplorazione a piedi.
PRIMA TAPPA – LA FABBRICA
Simbolo più conosciuto e, inevitabilmente, fotografato del villaggio.
Oggi la fabbrica non è più operativa, ma lo è stata fino al 22 dicembre 2003. In tutta la sua lunga storia ha sempre rappresentato un punto di riferimento per la lavorazione del cotone e la sua destinazione d’uso non è mai cambiata.
La grande cancellata all’ingresso accoglieva gli operai all’inizio della loro giornata. I ritmi di lavoro erano scanditi dalla sirena e il grande orologio posto sulla ciminiera era il riferimento di tutti per l’organizzazione della vita quotidiana.
Attualmente l’orologio è fermo alle 16.50. Orario in cui terminò l’ultimo turno di lavoro e momento dopo il quale nessuno ha più lavorato all’interno della struttura.
La giornata lavorativa era più lunga di quanto la conosciamo ora.
Gli operai lavoravano in media 12 ore al giorno per circa 360 giorni l’anno. Non c’erano ferie o permessi. Le donne e i bambini non avevano tutele particolari e, seppur più utili per alcuni lavori che necessitavano di mani piccole, erano pagati meno degli uomini.
La sicurezza però non veniva mai tralasciata. All’interno del villaggio viveva infatti un medico, il cui studio si trovava appena fuori dalla fabbrica, nei locali dove attualmente ha sede la parrocchia.
Questo garantiva tempestività d’intervento in caso di infortunio sul lavoro, portando i decessi sul lavoro a percentuali irrisorie se paragonate a quelle tristemente attuali.
SECONDA TAPPA – LA SCUOLA
Situata nel centro dei villaggio, la scuola era il secondo fulcro attorno a cui ruotava la vita degli abitanti.
I Crespi hanno sempre sostenuto l’importanza di dare un’adeguata istruzione ai loro futuri operai. Garantivano quindi quattro anni di scuola a tutti i bambini.
I più meritevoli tra loro venivano poi portati in città per fare ulteriori anni di studio, al fine di intraprendere poi posizioni d’ufficio o di direzione all’interno della fabbrica.
Particolare attenzione veniva riservata anche ai bambini in età prescolare. I Crespi erano infatti consapevoli che le donne avrebbero potuto lavorare più serenamente sapendo i figli accuditi da persone amorevoli quindi, pur non essendo ancora stati istituita la scuola dell’infanzia, crearono un centro di accoglienza per loro.
TERZA TAPPA – IL CASTELLO, RESIDENZA ESTIVA DELLA FAMIGLIA CRESPI
Il castello è, da sempre, simbolo di potere.
La famiglia Crespi lo fece costruire come residenza estiva, al fine di poter trascorrere i mesi più caldi lontano da Milano.
Fu fatto erigere in una posizione strategica perché chi arrivava nel villaggio doveva subito vedere i simboli su cui si basava la vita al suo interno: il potere, il lavoro e la religione.
Ai tempi dei Crespi il castello era ben arredato e ricco di opere d’arte.
Con il tempo purtroppo le cose sono cambiate. Attualmente non è visitabile perché la struttura è vittima del degrado a cui il tempo e la burocrazia lo hanno sottoposto.
Non si sa quale sarà il suo futuro, ma quello che è certo è che le persone che lo hanno visto nel periodo di massimo splendore guardano alla situazione attuale con tristezza, sperando di poterlo vedere un giorno risorgere.
QUARTA TAPPA – LA CHIESA
Punto di riferimento per la comunità è, ancora oggi, attiva.
Aperta solo durante le funzioni non può essere visitata dai turisti in altri orari. Questo aspetto rende, inevitabilmente, la visita al villaggio un po’ più povera, ma rappresenta anche quanto ancora si possa fare per dare a questo sito Unesco l’attenzione che merita, aiutando chi si impegna per la sua conservazione a preservarlo nel tempo.
QUINTA TAPPA – LE VIE DEL VILLAGGIO
Il nostro tour si avvia alla conclusione.
Percorriamo le vie superiori del villaggio incontrando tanti luoghi simbolo della vita di allora. Alcuni ora in disuso o, peggio, abbandonati. Altri riconvertiti ad usi moderni.
ULTIMA TAPPA – RITORNO ALLA SEDE DI CRESPI CULTURA
Sono passate due ore e, per concludere la nostra visita torniamo all’interno della sede di Crespi Cultura per vedere l’ultima parte del video di presentazione.
Qui viene posta particolare attenzione sulle condizioni degli operai in fabbrica, sulla vita che facevano donne e bambini e su quanto sia stata nel tempo meravigliosamente affascinante l’evoluzione della lavorazione del cotone.
Si passa infine ad alcuni cenni sull’ultima parte del villaggio: le ville signorili, la zona della piscine dove gli operai dovevano andare a lavarsi a cadenza regolare e il cimitero, tutt’ora in funzione per gli abitanti del villaggio.
Noi non abbiamo visto queste zone perché ormai stanchi, ma contiamo di farlo la prossima volta. Il villaggio è infatti accessibile anche senza visita guidata.
ALCUNE INFORMAZIONI
La visita guidata costa 6 euro – bambini fino a 10 anni gratis
Se, come noi, avete bambini piccoli prevedete di dividervi. Il piccolo/a infatti non seguirà mai la visita, ma potrete portarlo al parco del villaggio o visitare il villaggio a piedi in autonomia, mettendo in conto varie soste per giochi o distrazioni varie. Noi ci siamo trovati bene perché, in questo modo, entrambi i nostri figli hanno fatto qualcosa adatto alla loro età e noi ci siamo sentiti più forti perché consapevoli che, alla fine, viaggiare in quattro con tanto di bimbo tremendo non è impossibile.
Se anche voi desiderate vederlo da tempo, cogliete la prima occasione utile e andate.
Sono certa che vi stupirà.
Mia mamma faceva l’insegnante e spesso portava le sue classi a visitare il Villaggio Operaio di Crespi d’Adda. Pur con i suoi limiti io l’ho trovato molto interessante e immagino che per i bambini sia bello sapere come si viveva praticamente in simbiosi con la fabbrica
Si, sono d’accordo. Credo che, a partire dai 6/7 anni sia una bella visita da fare. L’impegno che mettono ogni giorno le persone che ancora lo abitano per preservarlo è, a mio avviso, ammirevole. I problemi non mancano certo, ma è un patrimonio sicuramente da difendere ed è un bene che anche i bambini possano conoscerlo con un linguaggio cosi facile.
Essendo nata e cresciuta a Milano ho da tempo in mente di visitare questo villaggio, di cui ho sempre sentito parlare benissimo. A questo punto pero’ conto di aspettare che il mio piccolino sia un po’ piu’ cresciuto. Peccato per la rovina del castello e che la chiesa non sia liberamente visitabile!
Da come l’hai descritta penso sia stata davvero una splendida gita, un modo per trascorrere le vacanze pasquali in modo costruttivo. Ottima scelta
Ho visitato il Villaggio molti anni fa apprezzando la sua architettura e il suo intento, anche se ho sempre creduto che fosse simile ad un ghetto chiuso e limitato. Però l’interesse storico di questo luogo e i suoi propositi positivi nei confronti degli operai sono un valido motivo per una visita.
Che bello trovare sul tuo blog un articolo su Crespi d’Adda! E’ stato tra i primi patrimoni dell’Umanità che ho visitato e ci sono veramente molto legata! E’ purtroppo un peccato vedere come alcuni edifici versino in uno stato di totale abbandono, speriamo che vi venga posto rimedio presto!
Quando ho visitato il tuo blog ci ho pensato sai…mi sono detta chissà se è partita proprio da qui per farsi venire l’idea. Concordo il villaggio è molto bello e, anche per i bambini, molto istruttivo. Noi adulti aimè percepiamo anche la parte non tanto bella, cioè il disinteresse via via crescente delle autorità che dovrebbero tutelarlo. Spero che le cose cambino, ma ammetto di aver colto su questo fronte una certa rassegnazione nelle parole della guida che ci ha accompagnati.
Deve essere una visita molto interessante, peccato per il castello, è veramente un peccato che non sia stato recuperato!!!
Si, credo che dalla scuola primaria in su sia una tappa che merita. Poi è vero ci si scontra con le difficoltà che, da sempre, l’Italia ha a preservare il suo patrimonio storico ed è veramente triste. Come sempre però la forza dei singoli fa la differenza.