Rispondo con piacere all’invito di Daniela di Raccontidiviaggioenonsolo perché grazie all’hastag #vadoaviverea mi ha permesso di rispolverare i ricordi di vecchi viaggi, riassaporando le sensazioni delle città che mi hanno fatto dire: “Si, qui potrei viverci”.
Fino ad ora mi è successo solo due volte, la prima nell’estate del 2011 quando decisi di festeggiare il mio compleanno in Europa, realizzando il sogno di vedere Berlino.
La città tedesca mi ha letteralmente conquistata per il suo carattere cosmopolita, per il fermento che si respira passeggiando per le strade, per il palpabile desiderio dei berlinesi di costruirsi una nuova storia e per le opportunità a disposizione di chi decide di trascorrerci un periodo di vita più o meno lungo.
Dopo la caduta del muro la parte di Berlino Est ha subito un profondo rinnovamento che, tuttavia, non ne ha intaccato i suoi principali tratti distintivi. Le case sono, per esempio, molto colorate ma la loro struttura riflette bene il periodo in cui sono state costruite.
La rete dei trasporti è poi efficiente e costituita da un numero elevato di linee, un tempo in servizio solo in alcune parti della città.
Mi ha colpita anche l’attenzione dei Berlinesi per la sana alimentazione. Non è raro infatti trovare mercati di frutta e verdura lungo le strade, spesso utilizzati per acquistare un pranzo o uno spuntino veloce.
La seconda nell’inverno del 2012 quando ho avuto la fortuna di partire per l’Australia e vivere il famoso Capodanno di Sydney.
Sono arrivata in città con il cuore colmo delle emozioni ricevute dalle altre tappe del nostro viaggio nel continente, un bagaglio di esperienze indimenticabile che non sono ancora riuscita a tradurre in parole. Consapevole dell’intensità di quello che l’Australia può offrire credevo di sentirmi smarrita una volta giunta a Sydney, ma in realtà mi sbagliavo.
La città ha molti tratti in comune con le principali capitali europee e, con mia grande sorpresa, un forte senso di italianità. Passeggiando per le strade capita spesso di imbattersi in nostri connazionali. Gli incontri che mi hanno segnato di più sono senza dubbio quelli con un paio di coppie di signori italiani anziani in giro con i nipoti nati in Australia. Si fermano volentieri a parlare con noi perché desiderano assaporare nuovamente l’atmosfera della loro bella Italia, lasciata cinquant’anni prima con un lungo viaggio in nave e mai più rivista. Colpisce l’attaccamento al nostro Paese, in un periodo in cui molti giovani sognano di lasciarlo per trovare un futuro migliore altrove, e quanto tengano a tramandare la cultura italiana anche ai loro nipoti che, infatti, parlano perfettamente la nostra lingua e sperano un giorno di poterci venire a trovare.
La perfetta integrazione tra realtà urbana e paesaggi naturali mi ha poi letteralmente conquistata, mi immaginavo già correre per uno dei suoi parchi dopo il lavoro o passeggiare con la famiglia nei giorni di festa, proprio come farei qui a Monza.
Il multiculturalismo è una delle risorse più importanti della città che, attraverso mirate politiche di sostegno, produce ottimi risultati in termini di integrazione. Il senso della storia e il desiderio di conoscere le origini della città è forte in chi ci abita. A questo proposito risulta particolarmente interessante il quartiere The Rocks, fondato dai primi detenuti deportati a Sydney.
Che dire infine dell’oceano, un sogno ad occhi aperti che si è trasformato in realtà per alcuni giorni. Il tempo non è stato clemente con noi, ma ci siamo divertiti lo stesso a passeggiare per Bondì Beach, la più famosa spiaggia della città che ospita una spettacolare piscina di acqua salata ricavata direttamente dalla roccia.
Visto che dal prossimo viaggio saremo in tre, sono curiosa di vedere come cambieranno le mie valutazioni e quali saranno le città a farmi dire: “Si, qui ci vivrei e vorrei vederci crescere mia figlia”.
Ottimo articolo, io ho visitato Sidney e devo dire che la tua descrizione esprime la stessa sensazione che ho provato io.
Ciao, sono felice che condividiamo la stessa idea di Sydney 🙂 Grazie mille per essere passato di qui. Non conoscevo il tuo blog, ma devo dire che mi incuriosisce. Andrò a vederlo con calma nei prossimi giorni. A presto, Marta
che bell’artcolo 🙂 io l’ho pensato a Berlino!
Grazie mille Manuela :-). Si, Berlino fa questo effetto a molti! Un abbraccio, Marta
Mi ha fatto riflettere il tuo post. Sono arrivata alla conclusione che vivrei (per un periodo breve, tipo 3 o 6 mesi) esclusivamente a New York e Amsterdam. Ovviamente cito queste due in base alla lista di città che ho visitato.
Berlino purtroppo non mi ha lasciato una grande voglia di tornarci, troppo grigia e piatta per i miei gusti, ma il suo museo del cinema per ora sta al top delle mie classifiche di musei del cinema visitati. 😉
Ciao, il museo del cinema me lo sono persa. Grazie, mi hai dato un altro motivo per ritornarci 🙂 Io non sono stata ne ad Amsterdam, ne a New York e devo ammettere che la prima mi affascina parecchio. Chissà che non riesca ad organizzare un viaggio 🙂 Un abbraccio
Fallo, ne vale la pena 😉
Poi dimmi com’era il museo del cinema di Berlino appena torni.
Anche a noi Berlino ispira tantissimo, c’è solo un problema che ci ostacola tantissimo, la lingua!
beh devo dire che con le foto che hai fatto ho voglia di ritornarci su due piedi. La amo troppo.
Hai ragione Giacomo, anch’io quando rivedo le foto dei miei viaggi sento una gran voglia di ritornarci. Penso sia dovuto al fatto che in ogni viaggio ho lasciato un pezzetto di cuore e, in un certo senso, anche una piccola parte di me visto che al ritorno non ero mai la stessa della partenza.